2013 | 2014 | Var. | |
GW |
GW | % |
|
Termoelettrica | 74,467 |
70,922 | -4,8 |
Idroelettrica | 22,383 |
22,435 | 0,2 |
Idroel. Naturale | 18,366 |
18,418 | 0,7 |
Geotermica | 0,773 |
0,821 | 6,2 |
Eolica | 8,561 |
8,703 | 1,7 |
Fotovoltaica | 18,186* |
18,609 | 2,3 |
Bioenergie | 4,033 |
4,044 |
0,3 |
Altre Rinn. Tot. | 31,788 |
32,177 |
2,0 |
Rinnovabili Tot. |
53,936 |
54,612 |
1,3 |
Totale | 128,403 |
125,535 |
-2,2 |
*
Dato rettificato da Terna in diminuzione di 234 MW |
* * * * *
Regredisce
per il terzo anno consecutivo la potenza installata del termoelettrico
tradizionale, addirittura con un'accelerazione, visto che dal calo di
2.305 MW dello scorso anno si è passati ai ben 3.546 MW del 2014.
A chiudere sono state quasi essenzialmente centrali a ciclo
vapore senza cogenerazione (alimentate in genere da prodotti
petroliferi, carbone, scarti o combustibili di sintesi), che da sole
sono calate di circa 3.000 MW, e centrali
turbogas pure per la parte restante, mentre le centrali a ciclo
combinato (alimentate in genere a gas naturale) rimangono quasi
invariate (dati Terna, documento "Impianti").
E` quindi ormai evidente il tentativo
di contenere il drammatico sottoutilizzo degli impianti
creatosi negli ultimi anni (vedi quanto scritto nell'articolo di riepilogo)
chiudendo le centrali più vecchie, rigide ed inefficienti e lasciando
intatti i più recenti cicli combinati, dei quali viene sempre più
utilizzata la caratteristica della flessibilità andando a togliere spazio alle
centrali turbogas pure. Come detto altrove (vedi l'articolo sulle funzioni
dei sistemi di accumulo) oggi la flessibilità è una caratteristica
particolarmente necessaria per poter gestire la variabilità e
intermittenza delle nuove fonti rinnovabili (principalmente eolico e
fotovoltaico).
Ad ogni modo, la riduzione della potenza di quest'anno non è riuscita a compensare pienamente l'ennesimo sostanzioso calo della produzione, infatti il fattore di utilizzo degli impianti scende ancora dal 27% dello scorso anno al 25,3% del 2014 (2.220 ore). La produttività è ormai allo stesso livello di quella media dell'idroelettrico degli ultimi 10 anni e ben sotto quella annuale particolarmente elevata registrata quest'anno (vedi dopo).
Nonostante questi interventi, quindi, la potenza termoelettrica installata in Italia rimane sempre chiaramente superiore a quella realmente necessaria. Osservando il grafico si può vedere come per avere la produttività "tradizionale" di circa 4.000 ore mantenuta per decenni in passato oggi sarebbe necessaria una potenza di appena 40 GW invece dei 70,9 GW ancora presenti.
La
potenza idroelettrica
è salita nel 2014 di 52 MW, in
rallentamento ma più o meno in linea con quelli che sono i contingenti
resi disponibili dal sistema di incentivazione del Decreto
Ministeriale 6 luglio 2012, peraltro attualmente in corso di
revisione per consentire di distribuire le ultime risorse non ancora
assegnate oltre il 2015 (il
decreto definisce un limite di spesa annua di 5,8 miliardi di euro e al
momento in cui si scrive il contatore presente sul sito GSE segna 5,722
miliardi).
L'incremento deriva quasi completamente
da impianti di taglia molto piccola: 33,3 MW da impianti fino a
1 MW; 17,8 MW da impianti oltre 1 MW fino a 5 MW. Allo stesso modo si
tratta di impianti essenzialmente ad acqua
fluente. Anche partendo dal 2008,
la potenza installata è stata per ben il 71,4% relativa ad impianti
sotto i 10 MW di potenza (567 su 794 MW, escludendo gli impianti a
pompaggio puro).
Nonostante ciò il settore idroelettrico rimane dominato dai grandi
impianti sopra i 10 MW (installati in passato) che rappresentano l'82,8%
della potenza e il 75,8% della produzione totale.
L'aspetto più interessante degli ultimi anni è comunque l'andamento
della produzione, che con un ciclo
positivo iniziato nel 2008
ha compensato ampiamente il ciclo negativo precedente portando nel 2014 la produttività su livelli che
non si vedevano dal 1981
(2.686 ore). Il risultato è ancora più sorprendente se si considera che
è quasi tutto a carico della
produzione naturale (in verde nel grafico), visto che i
pompaggi sono oggi quasi spariti.
Tale recupero di produttività potrebbe non essere puramente casuale e
temporaneo ma piuttosto legato alla prevalentemente
installazione di impianti ad acqua fluente negli ultimi anni,
per loro natura più produttivi rispetto agli altri (anche se meno utili
al sistema elettrico). Anche una maggiore cura e manutenzione dei vecchi
impianti in funzione della maggiore attenzione attribuita negli ultimi
anni alle rinnovabili può avere avuto un suo ruolo.
Ad ogni modo osservando l'andamento storico, ben evidenziato dalle rette di regressione, rimane chiaro che nel tempo il sistema idroelettrico italiano ha perso di produttività (vedi quanto scritto nell'articolo di riepilogo). Infatti dal 1963 la potenza installata è cresciuta del 79,2% (da 12.517 a 22.435 MW) mentre la produzione media decennale solo del 14,4% (da 42.523 a 48.645 GWh).
Dopo tre anni di calma piatta, secondo uno schema che sembra ripetersi, il geotermico torna nel 2014 ad installare nuova potenza con 48 MW, quasi tutti attribuibili all'entrata in esercizio del nuovo impianto di Bagnore, in provincia di Grosseto che aveva avuto accesso agli incentivi nei bandi del 2012. Sempre secondo i bandi dovrebbe aggiungersi in futuro un impianto da circa 17 MW, più qualche rifacimento (con probabile incremento di potenza). Rimane invece inutilizzato al 2014 un contingente di potenza incentivabile di 99,2 MW relativo ai piccoli impianti che accedono alla procedura del Registro (potenza inferiore ai 20 MW).
La produzione si è subito incrementata di 257 GWh grazie alla nuova potenza mantenendo la produttività a 7.206 ore (82,3%), su livelli appena inferiori agli anni scorsi (probabilmente solo per un effetto di asincronia statistica). La produttività continua comunque a mantenersi negli ultimi anni su valori superiori al passato (eccetto gli anni '60).
Nel 2014 il settore delle bioenergie si è quasi fermato in termini di potenza installata con un incremento di appena 10 MW. Nonostante ciò i bandi presenti sul sito GSE indicano che negli ultimi due anni sono stati assegnati incentivi più o meno secondo quanto era previsto dai contingenti disponibili (150-200 MW all'anno). Probabile quindi che lo stop derivi solo dall'attuale contingenza economica che non stimola a fare nuovi investimenti, posticipandoli a periodi migliori.
Al contrario la produzione ha
continuato a crescere su livelli ben sostenuti (1.642 GWh),
quando già lo scorso anno aveva fatto registrare un incremento record
(4.603 GWh). Da due anni le bioenergie forniscono il contributo maggiore
nell'ambito delle nuove fonti rinnovabili e si sono posizionate in modo
stabile al secondo posto superando l'eolico come produzione totale (vedi
grafico
rinnovabili).
In questo modo la produttività è
schizzata su livelli mai visti nel settore raggiungendo nel 2014 le 4.633 ore (il 52,9%). Va
ricordato che il settore delle bioenergie gode di incentivi e quindi è
normale che la produttività sia portata ai massimi livelli possibili.
L'unico limite è dato dalla disponibilità e prezzo dei combustibili,
infatti nel biennio 2011-12 in
particolare gli impianti a bioliquidi erano rimasti sottoutilizzati
proprio per tale motivo e solo dopo si sono ripresi. L'incremento di
produzione deriva comunque ancora una volta in buona parte dal biogas
che ha la produttività più elevata (ben 6.530 ore nel 2014
escludendo il gas da discarica).
Nel
2014 il fotovoltaico
ha installato 424 MW di nuova potenza con un rallentamento
notevole rispetto ai 1.766 MW del 2013.
Se si considera che la fotovoltaica è l'unica
fonte rinnovabile in Italia a non ricevere più incentivi diretti
(mentre rimangono quelli indiretti delle detrazioni fiscali per impianti domestici) la potenza installata
nell'anno non è male ma risulta comunque sotto quanto programmato come
potenza media annuale fino al 2020
dalla SEN2013 (1.000 MW), come pure sotto le aspettative del mercato che
sperava in almeno 8-900 MW.
In effetti, fin da quando fu definito, qua era stato detto più volte che
l'obiettivo della SEN sembrava fin troppo ottimistico; un mercato basato
sulle micro-installazioni in autoconsumo difficilmente può superare
qualche centinaio di MW in Italia. Sempre rimanendo nell'autoconsumo
(unico campo di utilizzo del fotovoltaico, per ora) speranze di avere
cifre maggiori erano affidate agli impianti più grandi del settore
aziendale che dovevano essere stimolati dal varo della disciplina SEU e dall'estensione dello scambio sul posto fino
a 500 kWp. Per ora però non sembrano esserci stati grossi movimenti, sia
per l'attuale situazione economica che non stimola gli investimenti, sia
perché il GSE ha varato le regole applicative SEU solo nel 2015.
La produzione ha ovviamente rallentato molto anch'essa, passando dai
2.727 GWh di incremento del 2013
ai soli 718 GWh del 2014,
anche perché nel frattempo la piovosità è rimasta elevata (vedi
idroelettrico). Con un totale di 22.306 GWh la fotovoltaica si conferma
nettamente la prima fonte tra le "nuove" rinnovabili, con una quota sui
consumi che ha raggiunto il 6,9%, la più alta al mondo tra i paesi con
consumi significativi.
Ciò che ha rallentato in modo minore è il numero degli impianti
installati che da un incremento di 118.024 è passato a 52.063 unità per
un cumulato di ben 648.418 impianti, a conferma di quanto il
fotovoltaico sia incredibilmente distribuito
e diffuso sul territorio (tutte le altre fonti insieme,
compreso il termoelettrico, arrivano a circa 12.000 unità).
Con il rallentamento delle installazioni e la maggiore potenza cumulata
la produttività indicata dai grafici tende ad aumentare avvicinandosi ai
valori reali, venendo meno l'effetto distorsivo dell'asincronia
statistica. Ad esempio nel 2013,
secondo il rapporto fotovoltaico GSE, la produttività reale è
stata di 1.240 ore (14,2%), mentre dai dati Terna rappresentati nel
grafico risulterebbe di 1.187 ore. Nel 2014
il grafico indica un ulteriore incremento verso le 1.199 ore che,
considerando l'ulteriore peggioramento della piovosità nell'anno, non
saranno molto lontano dal reale.
Ad ogni modo, a partire dal 2011
(inizio del boom fotovoltaico) e considerando per il 2014
quanto detto sopra, la produttività reale media del parco fotovoltaico
italiano risulta di circa 1.269 ore, superiore a quanto si stimava in un
recente passato (e basta osservare cartine
come queste per rendersene conto).
L'eolico nel 2014 ha installato solo 142 MW nonostante i contingenti di potenza previsti dai bandi (circa 400-450 MW) vengano regolarmente esauriti con una domanda superiore all'offerta. In effetti i vincitori delle aste (relative ai grandi impianti) stanno ritardando l'avvio dei lavori e a molti sta venendo il dubbio che l'eccesso di competizione associato alla situazione economica che non stimola gli investimenti porterà a non realizzare affatto gli impianti (vedi quanto detto dall'ANEV).
La produzione è cresciuta anch'essa poco nel 2014, con solo 281 GWh; valori molto bassi che, come per la potenza, non si vedevano dal lontano 2003. Entrambe le variabili viaggiano comunque più o meno sugli stessi ritmi, tanto che la produttività si è mantenuta quasi costante rispetto all'anno precedente (1.744 ore, 19,9%). Osservando il grafico, tali livelli di produttività rimangono elevati rispetto al passato, sia perché l'anno ha avuto una ventosità comunque superiore alla media, sia per il minor effetto distorsivo dell'asincronia statistica (come detto per il fotovoltaico). Ad esempio nel 2012 (anno molto ventoso) la produttività reale è stata di 1.855 ore, ben superiore a quella desumibile dal grafico.
Per quanto riguarda la mancata produzione eolica derivata da problemi di congestione delle reti e di mantenimento in sicurezza del sistema elettrico (vedi quanto scritto nell'articolo sulle funzioni dei sistemi di accumulo), in base ai dati resi disponibili da Terna nel suo Piano di sviluppo 2015, nel 2013 sono andati persi 170 GWh (l'1,1% della produzione lorda), e 90 GWh nel 2014 (lo 0,6%). E` proseguita quindi la tendenza ad una riduzione del peso delle perdite (vedi il riepilogo), tanto che ormai i valori sono quasi tollerabili.